È iniziato il trimestre decisivo per la raffineria di Priolo Gargallo che garantisce quasi il 14% del fabbisogno nazionale di carburanti raffinati. Entro il 31 marzo va concluso l'iter per il passaggio del polo siciliano dai russi di Lukoil a Goi Energy, ramo di un fondo con sede a Cipro. Il passaggio, ha fatto sapere il Ministro dell'Industria Adolfo Urso, dovrà rispondere ai requisiti di produzione, occupazione e rispetto ambientale, ossia, l'acquirente si è impegnato col Governo italiano, che dal primo dicembre ha l'amministrazione fiduciaria dello stabilimento, a mantenere i livelli occupazionali, 3000 lavoratori, e a iniziare una riconversione green senza interrompere la lavorazione. Perchè la posizione di Priolo è così delicata? perché essendo di proprietà russa, pur non colpita direttamente dalle sanzioni, dal 24 febbraio scorso ha visto interrompersi le linee di credito delle banche, timorose di mantenere i rapporti con Mosca. Negli ultimi mesi ha potuto quindi rifornirsi solo dalla casa madre, col paradosso che Italia è stato l'unico Paese europeo ad aumentare le importazioni di oro nero dalla Russia. Dal 6 dicembre è scattato l'embargo europeo al petrolio russo, perciò, per evitare una chiusura che sarebbe drammatica per le necessità dell'Italia intera, e per l'economia del siracusano era necessario un acquirente non russo, che dovrà comunque utilizzare, almeno inizialmente, il greggio di Mosca. Prima della guerra, Priolo, usava un mix composto al 40% dall'Ural che non è totalmente rimpiazzabile da altri per motivi tecnici e di composizione chimica. Da qui la necessità di una profonda riconversione di qui i ciprioti si sono impegnati con il Governo di Roma.