Per cercare di colmare il divario Nord-Sud il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna al nostro Mezzogiorno, che vale il 34% della popolazione, complessivamente ben il 40% delle risorse che hanno una specifica destinazione territoriale: sono 82 miliardi. Tra i principali investimenti c'è quello, ad esempio, sulle infrastrutture che vale oltre il 53% del totale nazionale. Alla fine del Piano, nel 2026, ecco che investimenti e riforme dovrebbero portare il PIL del Mezzogiorno a crescere del 24%, a fronte di una media nazionale che lo farebbe al +16%. Praticamente andrebbero a raddoppiare gli investimenti pubblici fatti al Sud nella media annua: dai 12 miliardi del 2016-2019 ai 22 miliardi tra 2021 e 2026, secondo i calcoli di Confcommercio. E questo porterebbe ad una forte spinta, alla crescita dell'occupazione, soprattutto giovanile, al 2026: + 4,9% a fronte di una media nazionale del +3,3% e anche a quella femminile, sempre al 2026, + 5,5% a fronte di una media nazionale del +3,7%. Dunque, in prospettiva dovrebbero andare a migliorare anche i numeri sul tasso di occupazione delle donne nel Mezzogiorno che sono estremamente bassi se prendiamo come riferimento i numeri al 2019, cioè quelli pre-pandemia per avere un riferimento in condizioni, diciamo così, di, ancora, normalità. Ebbene, vediamo che il Sud è al 33,2%, vuol dire che una donna su tre lavora, a fronte del 59,2% del Centro-Nord e del 63% della media europea. Nei confronti di questo ultimo dato il tasso di occupazione femminile al Sud è sotto di ben 30 punti. Ma c'è un altro obiettivo da raggiungere: è quello di cercare di ridurre il numero di italiani che abbandonano il Sud per andare al Nord e all'estero. Negli ultimi 18 anni lo hanno fatto oltre un milione di persone, e pensiamo che il 30% di questi aveva una laurea in tasca.























