Servirà un robusto colpo di reni per spendere in tempo tutti i soldi che l'Europa ci ha promesso col Piano di Ripresa e Resilienza. L'ultima relazione del Governo sul nostro PNRR, infatti, presenta luci e ombre e in definitiva impone un'accelerazione. La cifra finora effettivamente impegnata è infatti meno di un terzo degli oltre 194 miliardi che Bruxelles ci ha assegnato, e mancano due anni al termine entro il quale bisogna tagliare tutti i traguardi. Vista così si potrebbe pensare che siamo fuori pista, ma c'è da considerare che dell'intera torta a disposizione una bella fetta, circa 113 miliardi, sono stati assegnati, cioè si tratta di progetti avviati per i quali sono stati individuati, con bandi e gare, chi dovrà materialmente mettersi all'opera. Da ricordare poi che non abbiamo in concreto in mano tutti i denari del PNRR, dei quali l'Italia ha di gran lunga la porzione più grande, perché i finanziamenti arrivano a rate man mano che si centrano determinati obiettivi. Aspettiamo di incassare la sesta tranche. E se a Palazzo Chigi c'è fiducia sulla nostra capacità di fare i compiti a casa, sempre nel Governo c'è chi nutre dubbi sui tempi. La scadenza andrebbe rivista, secondo il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Bruxelles in passato ha detto di no, proroghe non sono sul tavolo ma non è escluso che la questione possa essere ridiscussa.