Si tratta di una proposta, e non è detto che avrà il via libera. Parliamo dell'idea, avanzata dalla Maggioranza, di aumentare gli stipendi a coloro che fanno parte del Governo, ma non essendo deputati o senatori, hanno una paga più bassa dei loro colleghi che sono stati eletti. La legge in vigore, infatti, prevede che chi siede in Consiglio dei Ministri, ma non è un parlamentare, abbia un trattamento economico inferiore di chi ha ottenuto un seggio. Una differenza consistente, perché se la misura andasse in porto, i diretti interessati si ritroverebbero in tasca oltre 7.000 euro in più al mese, per un costo per le casse pubbliche di 1,3 milioni l'anno. Poco per il bilancio miliardario dello Stato, ma comunque si tratta di un esborso che riapre il dibattito sui costi della politica. Il calcolo della spesa è calibrato, ovviamente, sull'attuale composizione dell'Esecutivo, e quindi in futuro potrebbe essere più alto o meno dispendioso. Col Governo in carica, i beneficiari del ritocco all'insù, sarebbero 18: dei quali 8 ministri, fra i quali quelli della Salute, Lavoro, Difesa, Interni, Cultura, un viceministro e 8 sottosegretari. Entrando nel dettaglio questi membri del Governo godrebbero di due voci che compongono lo stipendio di un parlamentare sulle quali non si pagano tasse. La prima è il rimborso delle spese per i collaboratori che ammonta a oltre 3.500 euro al mese per i deputati e sfiora i 4.000 per i senatori. La seconda è la diaria, cioè fino a 3.500 euro, sempre mensili, per i costi di soggiorno a Roma, che prenderebbe il posto di vari indennizzi attualmente previsti nei ministeri.