Il petrolio torna protagonista con le tensioni nello Stretto di Hormuz. Tensioni che si sono acuite dopo che le guardie della Rivoluzione iraniana hanno sequestrato una petroliera britannica. Una mossa che accresce i timori su eventuali interruzioni nella fornitura di petrolio all'uscita dal Golfo Persico. E di solito, quando si teme che vi possa essere meno materia prima, salgono i prezzi. Il rischio ovviamente, vista la serie di incidenti e attacchi contro navi e droni nel Golfo Persico negli ultimi due mesi, è che si riduca il traffico delle petroliere in un'area così strategica. E c'è dell'altro perché un secondo rischio è quello di far salire i costi assicurativi per le compagnie di navigazione. Il ministro degli esteri britannico Jeremy Hunt ha espresso disappunto anche nel tweet che vedete, dove parla di risposte ponderate, ma forti. Il suo omologo iraniano Javad Zarif risponde al tweet sottolineando come sia l’Iran a dover garantire la sicurezza del Golfo Persico e dello Stretto di Hormuz e che la Gran Bretagna debba smettere di essere complice del terrorismo economico perpetrato dagli Usa. Dulcis in fundo a rispondere è Trump, che sottolinea come i fatti dimostrino quanto egli ritiene sia l'Iran, guai, nient'altro che guai. Vale la pena ricordare che dallo Stretto di Hormuz, che si trova tra Golfo Persico e Golfo di Oman, l'anno scorso sono transitati in media 21 milioni di barili di greggio al giorno, ovvero il 21% del consumo globale di petrolio e circa un terzo di quello che viene commerciato via mare.