78/mo del D-Day, l'Occidente alla prova dell'Ucraina

05 giu 2022
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Sword, Juno, Gold, Utah e soprattutto Omaha. Le spiagge della Normandia inondate dal sangue degli alleati non furono solo il primo passo verso la sconfitta del Reich ma anche il primo mattone della costruzione del concetto di Occidente come lo intendiamo oggi. Un concetto che si sarebbe poi costruito anche in contrapposizione al blocco sovietico. L'Occidente democratico e liberale il cui cuore è l'amicizia tra Europa e gli Stati Uniti, con il Regno Unito a far da ponte tra i due lati dell'oceano grazie alla cosiddetta "relazione speciale". Inutile dire che ne è passata di acqua sotto i ponti da quel 6 giugno del '44. Il mondo è cambiato così in fretta che anche riguardare le immagini delle celebrazioni di due anni fa dà l'impressione di osservare una foto sfocata. Certo la Brexit ha segnato una ferita lacerante ma anche le due guerre perse in Afghanistan e Iraq, capeggiate dall'inossidabile amicizia angloamericana, hanno approfondito qualche crepa. All'epoca della guerra al terrore, dopo l'11 settembre, la polemica sulla vecchia Europa restìa a andare in guerra, mentre Washington e Londra lanciavano il cuore oltre l'ostacolo, era stata un colpo durissimo per l'Occidente. L'abbraccio tra Bush e Blair era stato mortale per il Premier britannico incapace, al contrario di Margaret Thatcher con Ronald Reagan, di muoversi in autonomia rispetto al colosso americano. E Johnson non ha fatto che spingere il masso di una valanga che covava da anni. Oggi l'Europa si trova di nuovo in guerra, l'Ucraina è il nuovo banco di prova, nonostante alla Casa Bianca, dopo la turbinosa presidenza Trump, sieda il multilaterale Joe Biden, nonostante la risposta di EU e USA si stata considerata una sorta di rinascita della NATO, non si può non vedere come le vecchie crepe non siano state sanate. Da un lato Londra e Washington, dall'altro la vecchia Europa che guarda a una soluzione diplomatica. Oggi, come 20 anni fa, al fianco degli amici speciali ci sono i Paesi dell'Europa dell'Est e questa volta anche le repubbliche baltiche. Geometrie variabili che la guerra rende nervose e fragili.

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