Lunghe colonne di mezzi militari verso l'aeroporto internazionale di Kabul. Soldati delle Forze Speciali talebane armati fino ai denti presidiano lo scalo che in queste ore viene riaperto. E mentre la comunità internazionale, Stati Uniti in testa, esprime forte preoccupazione per un possibile ritorno del terrorismo temendo una guerra civile a breve, gli ufficiali delle Forze Speciali talebane rilasciano dichiarazioni per assicurare di essere sul campo, per garantire la sicurezza del popolo afghano. Intanto però l'annuncio del nuovo governo, da settimane dato per fatto e annunciato come imminente ogni giorno, continua a slittare. Un rinvio che sarebbe legato ai timori per la situazione nella valle del Panshir, ultimo baluardo della resistenza afghana, unica provincia ancora non controllata dagli studenti coranici, dove adesso si combatte e dove le fughe in massa dai villaggi rischiano di innescare una crisi umanitaria. Tutto in attesa del futuro governo, un esecutivo che in ogni caso non prevede ruoli di rilievo per le donne che per questo sono scese di nuovo in piazza marciando verso il palazzo presidenziale per chiedere di poterne far parte, invocando invano il rispetto dei loro diritti. Ennesima protesta finita con scontri e violenze, con lanci di lacrimogeni spari e taser usati per allontanare le manifestanti. Intanto nelle strade della capitale riaprono le attività commerciali e i servizi bancari con lunghe code agli sportelli. La popolazione ora chiede soprattutto sicurezza e la fine delle restrizioni bancarie ancora in vigore. Qui infatti non si possono prelevare più di duecento dollari a settimana, una cifra con la quale denunciano i commercianti, non è possibile portare avanti una famiglia.