Tre gli obiettivi della variegata e ampia opposizione bielorussa: elezioni libere, fine della repressione e il ripristino della precedente Costituzione democratica. Un approccio semplice, e per questo è chiaro al popolo che continua a scendere in piazza, dove si registrano numeri mai visti prima. Una sorta di presa di coscienza collettiva come se il muro della paura fosse crollato. La paura di esprimere il dissenso nei confronti di un Presidente che da 26 anni non perde un'elezione. Alexander Lukashenko, rieletto ancora una volta con l' 80% dei voti. L'opposizione parla apertamente di brogli e di una schiacciante vittoria di Svetlana Tikhanovskaya, candidata dopo l'arresto del marito, Sergej, popolare blogger che aveva tentato di sfidare il leader. Lei ha lasciato il Paese. Probabilmente costretta e rifugiata in Lituania, dove ha raggiunto i figli. Ora invita la sua gente ad accettare senza più proteste il risultato delle elezioni, obbligata a farlo, secondo la responsabile della campagna elettorale. Eppure la gente non solo nella capitale continua a protestare sempre pacificamente. Lancia fuochi d'artificio, blocca le strade, suona il clacson, sfilano le donne vestite di bianco in mano solo dei fiori. Mentre la polizia in assetto antisommossa usa lacrimogeni, manganelli, granate stordenti, proiettili di gomma e anche armi da fuoco. Almeno 5000 gli arresti dall'inizio delle proteste, e davanti al centro di detenzione di Minsk i familiari di chi non è tornato a casa. Aspettano. Oltre 50 i giornalisti fermati, tra loro anche un freelance italiano, poi rilasciato, che parla di arresto brutale, ma assicura: sto bene. Intanto venerdì Consiglio esteri straordinario, convocato dall'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Borrell.