Attacco Daghestan, assalto a chiesa e sinagoga, 19 morti

24 giu 2024
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Tre attacchi coordinati contro diversi obiettivi: polizia, sinagoghe e chiese ortodosse. Teatro di questa nuova ondata di terrore è il Daghestan dove la conta delle vittime è salita a 15 agenti di polizia, diversi civili e sei attentatori. Per le autorità di Mosca la situazione è tornata sotto controllo, il primo attacco è avvenuto a Derbent, dove un gruppo di uomini armati ha sparato in una sinagoga e una chiesa, provocando un incendio nei due edifici religiosi, quasi contemporaneamente è stata attaccata una postazione della polizia stradale a Makha-chkàla e un terzo attacco ha colpito un'auto della polizia a Sergòkala. In arresto sarebbe finito il capo del distretto di Sergokalinsky, Magomed Omarov i cui figli sono sospettati di essere coinvolti in questi attacchi. Gli analisi dell'dell'Isw, l'istituto per lo studio della guerra, spiegano che nella repubblica ex sovietica a maggioranza musulmana, al confine con la Cecenia, la presenza di gruppi islamisti è molto forte e le crescenti tensioni tra Mosca e le minoranze musulmane del Caucaso stanno convincendo molti giovani a unirsi alle file di gruppi estremisti. Ad aprile il servizio di sicurezza russo FSB aveva arrestato in Daghestan 4 persone, sospettate di aver pianificato l'attacco alla sala concerti Crocus City Hall di Mosca. In passato i militanti del Daghestan si sono uniti agli uomini del califfato in Siria e nel 2015 il gruppo dello stato islamico ha dichiarato di aver stabilito una base nel Caucaso settentrionale. Eppure le autorità hanno concentrato la loro attenzione sul nemico esterno, Ucraina e NATO. "Sappiamo chi si nasconde dietro questi attentati", ha scritto il presidente Melikov, riferendosi a Kiev. Intanto mentre Bruxelles ha varato l'ultimo pacchetto di sanzioni contro Mosca un missile, intercettato dalla contraerea russa, è esploso sopra una zona balneare di Sebastopoli, in Crimea, provocando la morte di almeno tre bambini colpiti dai frammenti. Mosca, che governa la regione dal 2014, ha subito puntato il dito contro gli Stati Uniti, colpevoli, secondo il cremino, di aver fornito al Ucraina i missili usati nell'attacco.

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