Come trovare un ago in un pagliaio. Mai metafora fu più azzeccata e calzante per il caso della minuscola capsula radioattiva accidentalmente persa a metà gennaio nell'Australia occidentale e recuperata oggi nel sollievo generale. Perché potenzialmente letale, pur misurando appena sei millimetri per otto, conteneva infatti una quantità di Cesio 137 sufficiente a provocare gravi danni all'organismo anche solo se toccata. Ustioni, piaghe sulla pelle, malesseri severi fino alla morte. Persa fra l'11 e il 16 gennaio scorsi dal colosso minerario Rio Tinto, la nanocapsula era caduta da un camion che la stava trasportando dall'impianto di Gudai-Darri verso Perth, lungo un percorso di 1400 km. Malgrado le dovute precauzioni, arrivato a destinazione, il corriere si era accorto che minuscolo getto radioattivo non c'era più. Il 25, dopo tutte le verifiche, era stato reso noto lo smarrimento e da lì immediate le ricerche della squadra dei servizi di emergenza. La capsula è stata trovata una cinquantina di chilometri a sud di Newman, lungo il percorso in cui era stata smarrita. Era caduta a circa due metri dal ciglio della strada, ed il veicolo che l'ha identificata, stava viaggiando a 70 km orari quando le apparecchiature di rilevamento degli esperti ne hanno captato le radiazioni, facendo tirare un sospiro sollievo a tutta la Nazione.