Biden avrebbe voluto che le elezioni, come nel 2020, diventassero un referendum su Trump, il dibattito serviva anche a questo. Stanno diventando invece un referendum su di lui. Non sul suo operato come presidente, ma sulle sue condizioni fisiche e mentali. Il confronto in tv per lui va malissimo, voce roca, sguardo perso, aria incerta. È reduce da un raffreddore fa sapere lo staff, l'oratoria non è mai stata il suo forte, ma in questo caso va peggio del solito. La possibilità che Biden venga sostituito come candidato resta remota, ma certo non se ne è mai parlato tanto come adesso. Qualsiasi scenario prevede necessariamente che sia Biden a farsi da parte, cosa che il presidente non sembra intenzionato a fare. Sintetizzando, Biden ha perso il confronto più di quanto Trump non l'abbia vinto. L'ex presidente ha gioco facile, guarda l'avversario farsi male da solo e sfrutta il fatto che questo tipo di duelli ha a che fare con l'immagine più che con i contenuti. Quando diffonde informazioni false o fuorvianti nessuno lo smentisce, incassa qualche colpo sui processi, sull'assalto a Capitol Hill, Biden lo definisce un piagnucolone e un perdente. Trump delude chi si aspetta un annuncio sul suo vice, picchia forte sull'immigrazione e sfrutta la crisi mediorientale. Lui dice: "chi vuole continuare è Hamas, in realtà anche Israele vuole continuare. Israele dovrebbe finire questo lavoro, lui vuole fare il palestinese, ma è un debole palestinese". Nessuna posizione chiara sull'aborto ma Trump si espone per la prima volta sulla pillola abortiva, dicendosi a sfavore. Uno sgambetto agli antiabortisti ma anche un ulteriore indizio del fatto che i repubblicani considerano ormai controproducente appiattirsi sulle posizioni pro life più radicali.