Una mossa che arriva sullo sfondo di una crisi di governo. Sulla scelta di Trudeau pesano diversi fattori. Il premier è crollato nei sondaggi dopo le ripetute minacce di dazi rivolte al Canada dal Presidente degli Stati Uniti entrante Donald Trump. Proprio a queste minacce sono collegate le dimissioni a sorpresa dell'ex alleata politica e ministra delle Finanze Chrystia Friilend. Per molti il passo indietro era una scelta obbligata prima delle elezioni generali di marzo che il partito potrebbe perdere. Per Donald Trump le dimissioni sono da ricondursi al massiccio deficit commerciale e ai sussidi di cui il Canada avrebbe bisogno per restare a galla. Molte persone in Canada, scrive il Presidente eletto sul suo social Trurth, amerebbero essere il cinquantunesimo Stato. Trudeau è entrato sulla scena politica per la prima volta nel 2008 quando è stato eletto. prima membro del Parlamento e poi cinque anni dopo leader del partito liberale. Nel 2015 ha rivendicato la carica di Primo Ministro dopo aver condotto una campagna su una piattaforma anti conservatrice e aver ottenuto una netta maggioranza nelle elezioni di ottobre, eliminando il suo predecessore Stephen Harper. Alla sua ascesa iniziale è seguito un calo costante di consensi, dopo una serie di battute d'arresto politiche. I problemi maggiori sono derivati dalle accuse di razzismo per una vecchia fotografia che lo ritraeva con la faccia colorata di nero e dai feroci attacchi dei No-vax al suo governo durante la pandemia di Covid-19. Trudeau, uno dei leader canadesi più giovani di sempre, è diventato popolare sostenendo i valori progressisti sulla scena globale e presentandosi come un antidoto a Donald Trump. Ma la formula che aveva funzionato nel 2019 e nel 2021 oggi sembra non funzionare più.