Avrebbe voluto, Sir Keir, che si parlasse dei suoi sforzi per riformare il sistema sanitario nazionale, nel tentativo di raddrizzare i sondaggi che danno i consensi per il suo governo laburista in caduta libera. E invece nella nuova conferenza stampa si è trovato ancora una volta a dover rispondere su di lui: Elon Musk. L’uomo più ricco al mondo, nonché braccio destro del Presidente eletto Donald Trump, ha cominciato ad attaccare l'esecutivo fin dal principio. Già la scorsa estate, infatti, durante gli scontri che infiammarono il Regno Unito parlò di un Paese sull'orlo della guerra civile. Ora diffonde false notizie su ministri che proteggerebbero pedofili e propone sondaggi improbabili, sulla sua piattaforma, chiedendo agli americani se sia il caso di intervenire per proteggere i britannici dalla tirannia. Coloro che diffondono bugie, disinformazione nella maniera più vasta possibile lo fanno solo nel loro interesse, la risposta data dal Premier, visibilmente frustrato, ai giornalisti. E motivi di frustrazione li ha anche l’alleato di ferro di Trump, Nigel Farage, che si è visto bollato da Musk come non adatto a guidare il suo partito, Reform, perché si è rifiutato di sostenere la scarcerazione di un estremista di destra, che deve scontare una pena a un anno e mezzo per oltraggio. E se il Regno Unito è il bersaglio numero uno del proprietario di Tesla e Space X, anche altri Paesi continuano a subire invasioni di campo. Il Presidente francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, rientrano a pieno titolo tra i suoi bersagli preferiti. Aperto sostegno viene mostrato in Francia alla formazione di Marine Le Pen, Rassemblement National e all’estrema destra tedesca rappresentata da Alternative fur Deutchland. Tra le cancellerie del vecchio continente c’è in generale forte nervosismo, di cui si fa portavoce in primis la Commissione Europea. Bruxelles chiede che il patron di X assicuri che la sua piattaforma operi entro i limiti legali e che non venga utilizzata in modo improprio, qualora sussistano, si legge, rischi sistemici relativi, ad esempio, ai processi elettorali.