La terza guerra civile in meno di dieci anni, un Paese nel caos. Più di 40.000 sfollati, ma soprattutto la strage, che al momento non vede la fine, di donne e bambini. Dallo scorso 4 Aprile sono già 300 le vittime del conflitto in Libia. Un vero e proprio caos geopolitico che preoccupa tutta la Comunità internazionale. Allo stato attuale, però, una soluzione stabile non è ancora stata trovata. E le ultime notizie che arrivano dal Paese sono tutt'altro che rassicuranti. Poco prima della mezzanotte di sabato le forze di Khalifa Haftar hanno, infatti, bombardato dal cielo un sobborgo di Tripoli, a circa nove Km a sud-ovest dal cuore della Capitale, causando la morte di almeno 11 persone e ferendone almeno 30. Bilancio che, però, potrebbe aggravarsi. Tripoli ha accusato Haftar di aver usato aerei stranieri, mentre Al Sarraj ha chiesto alla Procura militare l'arresto del Maresciallo e di altre 63 persone coinvolte nell'offensiva contro la Capitale e il Governo riconosciuto dall'ONU. In questo quadro in cui i combattimenti non accennano a fermarsi anche la compagnia petrolifera nazionale ha lanciato l'allarme e chiesto l'immediata cessazione delle ostilità che mettono a rischio le attività, la produzione e l'economia nazionale. Intanto, però, il numero dei morti continua a salire, come del resto quello degli sfollati. Anche Papa Francesco ha fatto appello alla Comunità internazionale affinché i profughi più deboli vengano evacuati attraverso i corridoi umanitari e soprattutto si trovi presto una soluzione concreta al conflitto libico, di cui, però, ancora non si vede la fine.