L’impatto e la portata di questa decisione, se fosse realizzata, potrebbero essere dirompenti. Gli Stati Uniti di Trump stanno valutando l’ipotesi di spostare l’Ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, così da riconoscere la Città Santa, Capitale d’Israele. Attualmente, tutte le rappresentanze diplomatiche hanno sede a Tel Aviv. Dalla Casa Bianca fanno sapere che il Presidente ha iniziato a esaminare il dossier del controverso trasferimento da Tel Aviv, ma si frena sui tempi: “siamo ancora alla fase iniziale di quella che è solo una discussione preliminare, su questa ipotesi”, ha chiarito il portavoce di Trump.Fonti israeliane invece sostenevano che l’annuncio formale fosse imminente già lunedì. Intanto, una conversazione telefonica avuta con il Premier israeliano, Netanyahu, è stata definita dal neopresidente Trump “molto gradevole”, ma non ha aggiunto dettagli sugli argomenti trattati. Il trasferimento sarebbe uno strappo pesantissimo e un segnale forte di discontinuità, dalle conseguenze imprevedibili. Gerusalemme Est conquistata da Israele, al termine della Guerra dei Sei Giorni nel giugno del 1967, fu annessa, definendola capitale unica e indivisibile di Israele. Ma la comunità internazionale non l’ha mai riconosciuta tale. Secondo i media israeliani, il Re giordano, Abdullah II e il Presidente palestinese Abu Mazen, si sono confrontati sulle possibili risposte all’operazione che Trump ha ripetutamente annunciato in campagna elettorale. In passato Abu Mazen ha detto “se questa sarà la decisione di Trump non aiuterà la pace. Spero che ciò non accada”. Da parte sua, il nuovo Ambasciatore degli Stati Uniti d’Israele, David Friedman, atteso in Israele entro la fine di febbraio, ha già espresso l’intenzione di vivere e lavorare a Gerusalemme. Già nelle prossime settimane, il nuovo Ambasciatore, noto sostenitore della colonizzazione israeliana dei territori palestinesi occupati, dovrebbe cominciare a lavorare a Gerusalemme, in attesa dello spostamento ufficiale dell’Ambasciata.