Caso Assange, ancora un'udienza su estradizione

26 mar 2024
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Ancora una possibilità aperta per Julian Assange il fondatore di WikiLeaks di non venire estradato negli Stati Uniti dove verrebbe giudicato per 18 capi d'accusa contenuti nell'Expedia Act per una possibile complessiva di quasi 200 anni di carcere. L'alta corte ha infatti accolto 3 dei 9 punti contenuti nel ricorso della difesa del 52enne. Entro il prossimo 20 maggio, data della nuova udienza, gli Stati Uniti dovranno fornire garanzie rispetto al primo emendamento della Costituzione che garantisce la libertà di stampa e di espressione alla cittadinanza australiana di Assange e al rischio pena di morte. Nel caso in cui queste garanzie non fossero giudicate sufficienti, Assange potrà fare appello contro l'estradizione. Intanto, l'attivista resta da ormai quasi 5 anni in custodia cautelare nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, a sud di Londra, in regime di isolamento nonostante le sue precarie condizioni di salute. La sensazione situazione che si ha è che il clima intorno al caso Assange stia cambiando che in qualche maniera si stia davvero lavorando per la prima volta a trovare una soluzione politica a questa annosa vicenda e prova ne sarebbe anche quanto riportato da un giornale autorevole come il Wall Street Journal nelle scorse settimane. Secondo il quotidiano americano infatti, l'amministrazione Biden starebbe lavorando per trasformare i reati contestati ad Assange in reati minori. "Le accuse contro di lui sono solo per punirlo per aver pubblicato la verità per aver pubblicato delle prove di crimini che erano stati commessi nel paese". "Credo che la questione centrale sia che non si dovrebbero usare queste accuse contro Julian Assange ne contro qualsiasi altro giornalista". 14 anni fa, il giornalista editore si era responsabile della pubblicazione di circa 700mila comunicazioni Top Secret di carattere diplomatico e militare appartenenti all'amministrazione americana, svelando così all'opinione pubblica mondiale realtà come Abu Ghraib e Guantanamo e possibili crimini di guerra compiuti da soldati americani in Iraq e Afghanistan. E insieme a lui, Chelsea Manning che aveva fornito il materiale Top Secret era stata condannata a 35 anni di carcere ma pochi mesi prima della fine della sua presidenza era stata graziata da Barak Obama.

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