Chi si occupa di diritti umani in Egitto lo sa bene. Il trattamento che viene riservato alle persone tratte in arresto per comportamenti ritenuti in qualche modo ostili al regime è sempre lo stesso. E Patrick Zaky, lo studente egiziano iscritto a un Master dell'università di Bologna, finito in carcere una volta tornato in patria per quello che doveva essere un breve periodo di vacanza, non sembra rappresentare un'eccezione. Il racconto degli avvocati che lo assistono e che hanno avuto modo di parlarci nel carcere della città di Mansur, dove vivono i suoi genitori non sembra lasciare spazio a dubbi. Patrick, conosciuto in Egitto anche per il suo impegno nel campo dei diritti umani, ha ricevuto botte e insulti e subìto torture perpetrate utilizzando anche dei cavi elettrici. Ma non solo. Si parla anche di verbali falsi, con prove costruite ad hoc per sostenere accuse, perlopiù infondate. Alla base di un mandato di cattura spiccato l'anno scorso e di cui lo studente egiziano non era a conoscenza. Una situazione delicata a cui la Farnesina continua a guardare con grande attenzione, tanto che proprio il nostro Paese avrebbe chiesto l'inserimento del caso all'interno del meccanismo del cosiddetto monitoraggio processuale che consente ai funzionari delle ambasciate europee in loco di monitorare l'evoluzione del processo. Un lavoro che comincerà presto. Già il prossimo 22 Febbraio si terrà la prossima udienza.