Portare Charlie a casa, fargli passare lì i suoi ultimi giorni, le sue ultime ore. È questo il desiderio, l’ultimo desiderio, di Chris e Connie. Dopo aver rinunciato alla battaglia legale per una terapia sperimentale, che ora non ha più senso, chiedono di poter dire addio al proprio bambino in quelle stanze che non lo vedranno crescere e che lui possa andarsene circondato dall’affetto dei suoi cari. Un desiderio più che comprensibile, che il Great Ormond Street Hospital vorrebbe esaudire. Ma, dice l’avvocato, purtroppo sembra impossibile proprio per il benessere del bimbo stesso. Ha bisogno di un apparecchio per la ventilazione troppo grande e complicato, utilizzabile unicamente all’interno della struttura. Così le parti sono tornate in tribunale. “L’ospedale fa ostruzionismo” è l’accusa dei genitori. “Il piano di cura deve essere sicuro e deve risparmiare a Charlie qualsiasi dolore e deve proteggere la sua dignità” è la risposta del Great Ormond Street Hospital. Allo stesso tempo, si legge in un documento letto in aula dal legale della struttura, “deve onorare i desideri dei suoi genitori in due ambiti in particolare, il momento e il luogo della sua morte”. Sul luogo sembra difficile che si possa trovare un accordo. Quel macchinario è necessario, deve essere maneggiato da specialisti in un ambiente consono. I Gard hanno rifiutato un mediatore. Il giudice Nicholas Francis, che ha seguito tutto il caso sin dall’inizio, ha invitato genitori e medici a trovare un compromesso, altrimenti, ancora una volta, dovrà essere lui a decidere.