Charlie Gard, ospedale Bambino Gesù lavora a protocollo cura

05 lug 2017
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Continuano a fioccare i “No” attorno alla vicenda del piccolo Charlie Gard, il bambino inglese affetto da una malattia rarissima e che i medici intendono staccare dalle macchine che lo tengono ancora in vita, confortati dalle sentenze dei tribunali del Regno Unito della Corte europea dei diritti dell’uomo che parlano di accanimento terapeutico. I genitori fanno di tutto per impedire l’evento e si sono appellati all’ospedale romano del Bambino Gesù che aveva offerto ospitalità al bimbo. È arrivato tuttavia l’ennesimo “No”, è del Ministro degli Esteri inglese Boris Johnson già Sindaco di Londra che ha parlato al telefono con il titolare della Farnesina, Angelino Alfano, ribadendo l’impossibilità per motivi legali di trasferire il piccolo Charlie. È intervenuta anche la Premier britannica Theresa May rispondendo a una interrogazione durante il question time alla Camera dei Comuni, ha detto di essere sicura che l’ospedale in cui è ricoverato Charlie Gard prenderà in considerazione qualsiasi offerta o nuova informazione relativa al benessere di un bambino disperatamente malato. Tuttavia chi non demorde sono i genitori e al loro fianco il Vaticano. La mamma di Charlie ha parlato con i medici del Bambino Gesù, la proprietà della Santa Sede, dopo che il giorno prima aveva sentito la Presidente Mariella Enoc. I medici che seguono le malattie rare dell’ospedale Bambino Gesù ― ha poi spiegato la Enoc ― sono adesso al lavoro con altri esperti internazionali per un protocollo di trattamento sperimentale per il piccolo Charlie. Un nostro ricercatore è stato contattato da medici di varie parti del mondo perché c’è un protocollo di cura internazionale sperimentale. “Non ci si affida certo alle idee di un singolo medico che si potrebbe applicare a bambino dove si vuole: a Londra, a Roma, a New York ― ha continuato la Presidente dell’ospedale ― e noi diamo la disponibilità a tentare qualcosa qui da noi o dove si vorrà”. Infine, un po’ amaramente, ha aggiunto: “Se fossimo disposti a eseguire la sentenza della Corte Suprema l’ospedale inglese potrebbe accettare il trasferimento di Charlie a Roma ma staccarlo dalle macchine che lo tengono in vita è per il nostro ospedale un’opportunità che non possiamo considerare”.

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