Ha il volto di una donna e il sapore di una festa alla fine del potere del Presidente Omar al-Bashir, alla guida del Sudan da 30 anni. È stato costretto alle dimissioni l'uomo forte di Khartoum dopo mesi di proteste popolari, che hanno, in questa giovane ribattezzata la regina nubiana, il suo principale simbolo. L'esercito ha voltato le spalle all'anziano Presidente, circondando il suo palazzo con uomini e mezzi. Tutti i membri del Governo sono stati arrestati. In manette sarebbe finito anche l'assistente di Bashir, Ahmed Mohamed Harun ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra in Darfur. Come succede in ogni colpo di Stato, i militari hanno preso il controllo anche della TV nazionale e ora è stata annunciata la formazione di un Governo di transizione. Che improvvisamente il tenore delle proteste stesse cambiando, era diventato chiaro negli ultimissimi giorni, con un numero sempre crescente di militari che avevano abbandonato le caserme e si erano uniti ai civili in strada. Per cercare di arginare la rabbia montante, al-Bashir aveva deciso di ridurre i prezzi dei beni di prima necessità in un Paese piegato da una grave crisi economica e con inflazione al 44%, troppo poco e troppo tardi. Le proteste sono andate avanti nonostante il bilancio crescente di morti a decine e le centinaia di feriti.