“Se le donne in Russia possono lavorare per le ferrovie, perché non possono andare nello spazio?” Così disse e fece lei, prima fra tutte, il 14 giugno 1963, a soli 26 anni. Nome di battaglia: Gabbiano. Valentina Tereškova era un’operaia appassionata di paracadutismo, quando venne arruolata con altre quattro candidate, e spedita in orbita. Due anni dopo, l’impresa del primo uomo delle stelle, Yuri Gagarin. Rimase nello spazio tre giorni, fece 49 volte il giro della terra e poi rientrò, aggrappata al suo paracadute. Un volo storico, che la proiettò nell’Olimpo tutto maschile dei cosmonauti. L’Unione Sovietica ne fece un simbolo, appuntandole al petto tutte le medaglie possibili. Alla fine del 1963, il matrimonio con un cosmonauta, celebrato in pompa magna al Cremlino, dove riapparve quarant’anni dopo a colori, con in braccio un altro mazzo di fiori, il 6 marzo del 2007, giorno del suo compleanno, celebrato da Putin. Aveva bruciato il suo sogno di gioventù nel cielo, la prima donna delle stelle. Poi, per lungo tempo, era stata dimenticata, e con lei l’intero genere delle cosmonaute. La seconda partì per lo spazio a distanza di quasi vent’anni. La quarta e ultima nel 2014, solo fulgide meteore, come Valentina.