Occhi di nuovo puntati sulla penisola coreana, ma questa volta al sud. Dopo un lungo e pericoloso vuoto di potere dovuto all’impeachment e all’arresto della signora Park Geun-hye, l’ex Presidente accusata di corruzione e alto tradimento per aver condiviso segreti di Stato con un’amica santona, i coreani del sud eleggono il nuovo Presidente. Si conclude, infatti, stasera, alle 20, le 13 in Italia, il complicato, ma apparentemente efficace sistema elettorale che prevede due giorni di voto in luoghi pubblici, stazioni, aeroporti, persino alcuni autogrill in autostrada. Basta presentare un documento di identità e uno oggi presso i tradizionali seggi elettorali. Il sistema sembra funzionare. Da quando è in vigore, l’affluenza alle urne è aumentata e anche stavolta oltre il 40 per cento degli aventi diritto ha già votato. Cinque i candidati in lizza, con favorito il candidato progressista Moon Jae-in, figlio di profughi nordcoreani e noto avvocato, che promette guerra ai conglomerati industriali, rilancio dell’economia e dello stato sociale e soprattutto ripresa della sunshine policy, la politica del dialogo illuminato con il nord. Se eletto, Moon ha promesso, infatti, di organizzare al più presto un incontro al vertice con il leader nordcoreano Kim Jong-un sulle orme di quello realizzato nel 2000 dall’allora Presidente Kim Dae-Jung che per questa sua iniziativa vinse successivamente il Premio Nobel per la pace. I conservatori puntano, invece, su Hong Joon-pyo, strenuo sostenitore di Trump e fautore della linea dura contro il nord, al punto da auspicare addirittura l’installazione di missili nucleari americani sul territorio del sud.