Uniti di nome ma non di fatto. In America ormai ogni stato fa da se. La deriva politica intrapresa dalla Corte Suprema, che sta provando a cambiare il paese a colpi di sentenze retrograde, ha innescato un braccio di ferro con i singoli stati che corrono ad approvare leggi per garantire i diritti negati a livello federale. A New York il Senato locale ha fatto il primo passo per mettere nella sua Costituzione quello all'aborto minato dalla Corte. Altrettanto accadrà, come in molti altri stati democratici, per l'accesso alla contraccezione o la protezione contro ogni tipo di discriminazione. La Corte Suprema, lasciata in eredità da Trump a Biden, sta consentendo agli stati repubblicani una decisa virata in senso conservatore. La settimana scorsa ha negato un diritto federale all'interruzione di gravidanza. Il giorno prima aveva stabilito quello di portare un arma da fuoco anche fuori casa, poi ha dato ragione all'allenatore di una squadra di college che pregava a bordo campo, aprendo una crepa nella laicità degli Stati Uniti, l'ultima sterzata a destra è stata togliere all'Agenzia federale di protezione dell'ambiente la possibilità di stabilire un tetto all'emissioni inquinanti, rimandando simili scelte al Congresso. Che però siccome è diviso non riesce ad attuare l'agenda del governo né approvare leggi che tutelino tutti gli americani. Il presidente Biden, che si è stufato della ricerca del più ampio consenso parlamentare possibile, chiede quindi per le prossime elezioni di metà mandato un voto per i democratici, per superare lo stallo e ristabilire i principi negati. Ma i sondaggi sono impietosì, con un'inflazione alle stelle gli americani sembrano avere altre preoccupazioni.