Non è la prima volta che un’immagine sacra o il nome di Cristo vengono utilizzati per promuovere o vendere qualcosa, qualsiasi cosa. I jeans Jesus negli anni Settanta, con uno slogan che fece epoca, qualche milione di dischi a cavallo degli Ottanta e più o meno altrettanti maglioni nei Novanta. Infine, anche una campagna contro la violenza sulle donne nel decennio successivo. Sono solo alcuni dei tanti esempi possibili. Il denominatore che li accomuna è unico: l’indignazione e le critiche che, chi più chi meno, in ogni parte del mondo hanno sollevato. Almeno fino ad oggi. A giudicare dalla decisione presa in queste ore dalla Corte europea dei diritti umani, l’aria sembra essere decisamente cambiata. La Lituania è stata, infatti, condannata per aver multato un’azienda che si è servita di queste immagini, chiaramente ispirate da Gesù e Maria, per vendere dei vestiti. Perché? La multa inflitta per aver offeso la morale pubblica ha violato il diritto dell’azienda alla libertà d’espressione, che in questo caso si traduce nella libertà più prosaica di vendere qualche paio di jeans in più.