Nuvaxovid come tutti i vaccini contro il Covid non ha un nome particolarmente evocativo né accattivante però il quinto via libera dell'EMA a un preparato per l'immunizzazione contro il Covid, elaborato dall'azienda statunitense Novavax, va a un prodotto con una serie di caratteristiche che potrebbero riuscire a superare le perplessità anche di alcuni indecisi, innanzitutto per la protezione che può offrire. Lo studio conclusivo ha infatti confermato un'efficacia intorno al 90%, non lontana da quella di Pfizer o Moderna e ovviamente, visto il via libera, il vaccino della Novavax è anche sicuro. Contiene un antigene proteico purificato e non può replicarsi né causare Covid. Gli effetti indesiderati rilevati negli studi sono stati generalmente lievi o moderati e sono stati eliminati entro un paio di giorni dopo la vaccinazione. I più comuni erano dolore nel punto di iniezione, stanchezza, dolori muscolari, mal di testa, sensazione generale di malessere, dolori articolari e nausea o vomito. L'aspetto saliente di Novavax rispetto ai 4 vaccini già approvati è la tecnologia su cui si basa. Il vaccino proposto dalla casa di biotecnologie statunitense punta infatti sulla tecnologia delle proteine ricombinanti che è una piattaforma di vaccini già ben testata in passato. Il vaccino viene somministrato in due dosi uguali a distanza di 21 giorni e conservato a temperature di frigorifero normali fino a sei mesi. Resta il dubbio della sua efficacia contro le varianti. Novavax sta proseguendo i test e le risposte sembrano incoraggianti ma per ora non c'è nulla di definitivo. L'azienda ha annunciato di aver avviato lo sviluppo di un vaccino specifico contro l'Omicron che potrebbe vedere la luce a gennaio. E comunque la quinta opzione che l'EMA ha deciso di avere nel contrasto della pandemia, una risposta multipla per fronteggiare un nemico dalle molte facce.