Il lockdown di Shanghai doveva durare inizialmente 5 giorni, tanto che la maggior parte della cittadinanza non aveva messo da parte provviste e beni di prima necessità. Sono passate invece 2 settimane. Per le strade completamente vuote della città, circolano oggi soltanto i lavoratori che consegnano a milioni di famiglie pacchi di alimenti - i negozi sono infatti chiusi - e i dipendenti del settore sanitario che effettuano test di massa o trasferiscono i cittadini positivi in diversi centri di quarantena. Le condizioni di queste strutture e le dure restrizioni, hanno sollevato tra la popolazione un inedito dissenso, che riesce nonostante la censura di regime, a circolare anche sui social network o che si esprime, in coro, dalle finestre delle alte torri residenziali della città di Shanghai. Sono saliti, anche se di poco, i casi di Covid-19 nella megalopoli cinese. Le autorità sanitarie della città hanno registrato nella giornata del 15 aprile, 3.590 infezioni sintomatiche e più di 19.000 asintomatiche, un lieve incremento rispetto al giorno prima. Non si allentano le restrizioni che da giorni gravano sulla popolazione di 25 milioni di abitanti, parte di una politica di tolleranza zero nei confronti della pandemia del Governo locale e del Governo centrale. I casi di Covid-19 a Shanghai rappresentano quasi la maggioranza di quelli nazionali. La recrudescenza della pandemia da Covid-19 in Cina, che ha portato a un numero di infezione importante, che non si vedeva nel Paese dall'inizio dell'emergenza del 2020, è legato alla diffusione della variante Omicron, che come altrove, causa una malattia più lieve, anche grazie alla copertura vaccinale della popolazione.