Non si pente, non chiede scusa, meno che mai offre le sue dimissioni, anzi, a dirla tutta, non ci ha neanche pensato, ammette solo avrei dovuto spiegarmi prima, alla rabbia dei britannici trova la spiegazione più facile per lui, colpa di quello che hanno raccontato i media, io ho sempre seguito le regole, eccola la versione di Dominique Cummings, un solo viaggio al nord, quando sia lui che la moglie non stavano bene per fare la quarantena nella proprietà di famiglia dove, in caso di necessità, il figlio di 4 anni sarebbe stato accudito, una visita in ospedale, una gita al Castello delle vicinanze, non per piacere, ma solo per verificare di essere in grado di guidare prima di tornare a Londra. Curiosamente, però, proprio nel giorno del compleanno della moglie. Ho agito, scandisce, ragionevolmente, non ho mai infranto il lock down. Questa è la versione dell'uomo più potente del numero 10 di Downing street, c'è chi dice più potente anche del primo ministro, lo stratega della vittoria elettorale di dicembre, l'architetto di tutta la Brexit, il consulente politico che odia i politici e che meglio di chiunque altro, sembrava capire la pancia del Regno Unito, almeno fino ad oggi, perché lui nega di pensare di essere speciale, ma l'impressione che ha lasciato è proprio quella. Una regola per il popolo e una per pochi eletti, la base di ogni ribellione, di ogni sorpresa elettorali di questi ultimi anni, Cummings l'ha sempre cavalcata, ora rischia di esserne vittima. La palla passa a Boris Johnson, che nella versione di Dom nulla sapeva delle sue decisioni e che per adesso, almeno, continua a sostenerlo nonostante gli attacchi non solo laburisti ma anche all'interno del partito conservatore, dove Cummings si sia fatto non pochi nemici. Ma la scelta vera passa ai britannici, sondaggi, commenti sui social media, prime pagine di tabloid, la loro reazione sarà decisiva per capire il futuro di Cummings, perché questa conferenza stampa, un'ora da un set normalmente riservata ai premier non sembra aver chiuso la faccenda. Intanto l'Inghilterra fa un ulteriore passo verso la normalità post covid, ad annunciarlo è proprio Boris Johnson, tra il primo e il 15 giugno riapriranno tutti i negozi e anche quasi tutte le scuole. Sul caso Cummings il premier in conferenza stampa è netto, credo abbia agito legalmente e ragionevolmente ripete, ma si rifiuta di garantirgli il suo sostegno incondizionato.