"Ma sì, certo, noi accogliamo con favore l'iniziativa del Vaticano, ma sappiamo anche che per la situazione ucraina, de iure e de facto, non è possibile". Come sempre, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, alterna aperture e chiusure e, in questo caso, non fa nulla per smentirsi, addossando la colpa dello stato diplomatico tutto su Kiev. È un gioco delle parti ma, per certi versi, è importante come l'iniziativa della Santa Sede sia accolta con favore. Se avrà seguito, è tutto da vedere. Intanto, la guerra sul campo prosegue e Kherson continua a essere al centro degli scontri, nonostante sia stata liberata dagli occupanti russi ormai due settimane fa. L'artiglieria continua a cannoneggiare la città, costringendo la popolazione all'ennesimo esodo, come ci conferma Sergey. C'è però un'altra emergenza che incombe: l'inverno. La popolazione stremata dalla guerra deve affrontare temperature rigide, come prevedibile in quell'area, ma senza alcuno scudo dietro cui ripararsi. Le centrali elettriche e tutte le infrastrutture civili di servizio, come i rifornimenti di acqua e gas, sono diventati i principali obiettivi dei raid russi, che puntano così a trasformare l'Ucraina in un cimitero, senza usare le armi. E sul fronte energetico è in corso anche una battaglia politica tra i due contendenti. Non più tardi di 24 ore fa, Kiev aveva rivendicato di avere il controllo di Zaporizhzhia, ma Mosca ha smentito seccamente questa notizia, benché la centrale atomica sia di fatto accerchiata delle truppe ucraine. Infine, giunge un dato drammatico su un'altra tragedia, quella della fuga dal Paese in guerra. Secondo l'UNHCR, l'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'ONU, i rifugiati che hanno richiesto protezione temporanea sono circa 4 milioni e 750 mila. Il totale di chi ha abbandonato il Paese, però, è di quasi 8 milioni.