Ritirata? No. Il presidente Putin riceve rapporti quotidiani dai comandanti dell'area. In Russia si pensa a una mobilitazione generale? Forse. Ma intanto è bene chiarire che da parte di Mosca non c'è alcuna apertura sulla possibilità di negoziati con Kiev. L'operazione speciale, cioè l'invasione dell'Ucraina, prosegue e sicuramente raggiungerà altri obiettivi prefissi. Quanto alla centrale di Zaporizhzhia resta sotto il controllo militare. Insomma Dmitrij Peskov da portavoce del Cremlino non sorprende con le sue dichiarazioni rilasciate all'agenzia Tass ma come sempre in questi casi bisogna guardare oltre le parole. Perché il regime di Putin può come in tutte le autocrazie negare l'evidenza, anzi è parte integrante della sua strategia di comunicazione, ma poi la realtà bussa alla porta e in qualche modo deve pure essere gestita. E qui Peskov fa trapelare qualche problema. Il non escludere la mobilitazione generale infatti è una piccola ammissione di difficoltà. Del resto quel che giunge dal campo è incontrovertibile e lo stesso malumore del fedelissimo Ramzan Kadyrov, leader ceceno che fornisce i tagliagole alle truppe russe, è un segnale. Resta da capire quanto il dissenso possa incrinare il sostegno al regime. "Quello che sta facendo adesso la cosiddetta operazione speciale è a livello politico fortificare un po' la polarizzazione sociale che c'è all'interno della Russia. E un altro effetto è sicuramente quello di aumentare anche la repressione politica da parte del regime. Questi due fattori insieme non lasciano presagire nulla di buono ovviamente per quanto riguarda una Russia più democratica". Insomma Mosca non cambia strada e per ora nemmeno i suoi obiettivi. Quel che cambia è la strategia. Le difficoltà possono essere superate, l'inverno è storicamente un alleato dell'armata e forse le sanzioni potrebbero cominciare a erodere il consenso dei paesi occidentali che si stanno già confrontando con un malumore crescente per le ristrettezze economiche. La guerra di logoramento prosegue.