E continuiamo a parlare di quelli che sono i riflessi di tutta questa vicenda. Siamo al wall con il nostro Vittorio Eboli per capire di più sulle rotte dei paesi più esposti a questa crisi del grano Vittorio. Il grano in cambio di stop alle sanzioni. Così il presidente russo Vladimir Putin ha aperto all'ipotesi di una riapertura dei porti che dall'Ucraina, appunto, fanno uscire dal paese milioni di tonnellate di grano, di frumento e di generi alimentari da cui dipendono moltissimi Paesi nel mondo. Partiamo però dall'Italia: perché noi non siamo molto dipendenti dal grano duro, che è quello che serve per fare la pasta, dal grano tenero, che serve invece per farine, per biscotti e per il pane. Però attenzione: non siamo isolati dal resto del mercato perché stiamo subendo anche noi il fortissimo aumento dei prezzi e la scarsità di queste forniture. Prezzi che sono esplosi, lo si vede in questo grafico, proprio tra fine febbraio i primi di marzo, all'inizio delle invasione dell'Ucraina. Andando a toccare dei picchi che secondo gli esperti possono anche peggiorare nel prossimo futuro. Andiamo a vedere anche la situazione sul paese ucraino. Perché? Perché le zone maggiormente coltivate, quelle che producono la maggior quantità di grano, si trovano proprio nelle zone più martoriate, nelle regioni più martoriate dalla guerra, nella zona est e nella zona sud del paese. E qui, è tutto bloccato, vedete? Di solito, uscivano dal Mar d'Azov, dai porti del Mar d'Azov, tutto fermo. Dal porto di Odessa che da solo vale oltre il 90% del mercato ma anche qui è tutto fermo. Da qui, l'allarme che è arrivato dalla FAO, quindi dall'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa proprio di cibo, di alimenti e di agricoltura, visto che i due paesi sommati insieme valgono quasi il 30% delle esportazioni di grano e di frumento. Quasi il 30% dei campi secondo la FAO rimarranno incolti. In Ucraina, lo ricordiamo, è detto il Granaio d'Europa, proprio per la sua importanza come detto il 95% dell'export ucraino passava dal porto di Odessa. Da qui, l'allarme che riguarda tantissimi paesi, non solo del Maghreb, come la Tunisia, come l'Egitto, come la Libia che dipendono dalle impostazioni di grano ma anche paesi ancora più lontani come Nigeria, Sudan e Sud Africa. Cosa si può fare? L'Unione Europea sta approntando un piano, di fatto lo ha approntato, ma per ora, resta sulla carta, questo piano europeo che prevede, appunto, un aumento dei mezzi a disposizione per far uscire via terra il grano dal paese. La priorità ai treni ucraini, più flessibilità alla dogana, accesso ai depositi europei per i cereali ucraini. Da ultimo, e concludo, il vicepresidente della commissione Dombrovskis ha detto se serve, cercheremo di avere dei corridoi con i carri armati, l'assistenza militare per far uscire il grano dal paese via terra.