Era stato progettato per reggere ad un uragano forza 5, per restare al suo posto almeno un secolo, invece non ha resistito neanche una settimana: il ponte pedonale dell’Università Internazionale della Florida era stato messo in cantiere pochi mesi fa, su richiesta degli stessi studenti, per evitare l’attraversamento dell’arteria trafficata sottostante, dove l’anno scorso era stato investito e ucciso uno di loro; costato oltre 14 milioni di dollari, doveva essere il top della sua gamma, costruito con un materiale in grado di catturare le particelle di smog e trasformarle in aria pulita, ma dopo essere stato posato, in poche ore, appena sabato scorso, è crollato ieri pomeriggio con tutto il peso delle sue 950 tonnellate. Ad onor del vero i lavori si sarebbero conclusi solo nel 2019, ma quello che è successo ieri, comunque, non doveva succedere. Il ponte nel crollo ha ucciso almeno quattro persone; nove le vittime portate immediatamente in ospedale, di cui una in arresto cardiaco; e sono otto le automobili rimaste intrappolate sotto le macerie. I soccorsi sono stati immediati, e si è lavorato per ore per riuscire a liberare chi è rimasto sotto a ciò che resta del ponte. Il Presidente Trump ha seguito con attenzione l’evoluzione dei soccorsi; ha già assicurato un sostegno a livello federale per questa nuova tragedia nello Stato della Florida; d’altronde, proprio in questi giorni il congresso iniziava a discutere dell’ingente piano di rinnovo infrastrutturale promosso da Trump sin dai tempi della campagna elettorale.