È una specie di gara. Prima Meta, poi Amazon, infine Open AI. Una dopo l'altra le big tech cercano di ingraziarsi il nuovo Presidente. Per Meta la svolta è arrivata questa settimana, dopo una cena tra Mark Zuckerberg e Trump a Mar a Lago. L'incontro corona oltre un anno di corteggiamento durante il quale il fondatore di Facebook ha parlato almeno due volte al telefono con il futuro Presidente. Un tentativo di ricucire, visto che il popolo Maga ha più volte accusato Meta di censurare le posizioni conservatrici. Nel 2020 Trump arrivò da auspicare la galera per Zuckerberg, colpevole a suo dire di aver complottato contro i repubblicani. "È un momento importante per il futuro dell'innovazione in America", spiega una nota di Meta. Stephen Miller, futuro vice Capo dello staff tumpiano, è più diretto. Il signor Zuckerberg, dice, è stato molto chiaro nell'esprimere il desiderio di sostenere il Presidente eletto. Metal ha donato un milione al fondo per la cerimonia di inaugurazione di Trump, cerimonia prevista il 20 gennaio. La stessa cifra arriverà da Jeff Bezos. In passato Bezos si è scontrato più volte con il Presidente eletto, soprattutto per via di alcuni articoli pubblicati dal Washington Post, quotidiano ora di proprietà dello stesso Bezos. Negli ultimi tempi però il numero uni di Amazon ha cambiato a poco a poco rotta, fino a bloccare l'editoriale con cui il suo giornale stava per appoggiare Kamala Harris. Ora Bezos si dice molto ottimista per la nuova presidenza. Un milione in arrivo anche da Open AI, che pure ha assoldato in ruoli dirigenziali diversi ex membri di gabinetti democratici. "Sono ansioso", spiega l'amministratore delegato Sam Altman, "di sostenere gli sforzi di Trump per garantire che l'America rimanga all'avanguardia." Difficile dire se tutta questa ammirazione sia sincera. Certo è che il business del digitale e dell'intelligenza artificiale vive un momento delicato. Avere la Casa Bianca dalla propria parte in questa fase potrebbe essere decisivo, soprattutto se un big del settore di nome Elon Musk continua a definirsi il first buddy, l'amico numero uno del Presidente eletto.