Scade la moratoria, tornano le tariffe reciproche. Trump rivoluziona decenni di politica commerciale statunitense, costringendo diversi paesi a riconsiderare il proprio export, e rischiando un'impennata dell'inflazione in America. I dazi non saranno in vigore da oggi, ma dal 7 agosto. Le nuove tabelle sono state comunicate dalla Casa Bianca poco prima della mezzanotte ora di Washington. La tariffa base è del 10%, ma 92 paesi sono sottoposti a un dazio maggiore. Le nazioni che hanno siglato un accordo con gli Stati Uniti sono soggette a tariffe non superiori al 20%. Confermato il 15% per l'Unione Europea, anche se nell'intesa raggiunta restano alcuni nodi da sciogliere. Quello con Bruxelles non è l'unico accordo venato di incertezza, è la prevedibile conseguenza di trattative frettolose quando i negoziati commerciali richiedono in genere anni. Negoziati frenetici sono andati in scena fino all'ultimo minuto e con diversi paesi. Il Messico ha ottenuto altri 90 giorni di tempo per evitare l'imposizione di tariffe aggiuntive. Un risultato significativo secondo la Presidente Sheinbaum. Per Trump i dazi sono sempre più un mezzo di pressione politica. Così le tariffe puniscono l'India per i suoi rapporti con la Russia, il Brasile per il processo all'ex Presidente Bolsonaro amico di Trump, il Canada per lo scarso impegno, dice Washington nella lotta al traffico di droga. Gli accordi con Thailandia e Cambogia rappresentano la ricompensa per avere accettato un cessate il fuoco. Nei primi sei mesi del 2025 i dazi hanno fruttato al gettito statunitense più che in tutto il 2024 e Trump esulta. A sborsare questi soldi però saranno soprattutto aziende e cittadini americani. Apple fa sapere che in questo trimestre i dazi costeranno all'azienda oltre un miliardo di dollari. .























