Dazi, le reazioni dei diversi leader mondiali

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1 giorno fa

La prima reazione del premier britannico Kier Starmer all'introduzione dei dazi trumpiani è stato un invito collettivo alla calma: no a minacce di ritorsioni, nessuna accusa e al tempo stesso la precisazione che tutte le opzioni di risposta restano sul tavolo, con buona pace della britannica Jaguar Land Rover che nel frattempo ha stoppato le spedizioni oltreoceano. La seconda reazione è stata quella di attaccarsi al telefono. I primi leader che ha sentito sono stati il presidente del consiglio Giorgia Meloni e il premier australiano Anthony Albanese, seguiti da una serie di altri colloqui. E se Downing Street afferma che nelle prime due telefonate i leader hanno concordato che una guerra commerciale totale sarebbe estremamente dannosa, a Parigi i toni usati dal presidente francese Emmanuel Macron sono decisamente più accesi, così come quelli della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Insomma, Starmer ci prova a buttare acqua sul fuoco che riesca a spegnere l'incendio è però oltremodo improbabile. Nel frattempo, smentisce il proprio ministro degli Esteri, David Lammy, che al vertice NATO di Bruxelles ha parlato di protezionismo. "Il termine" chiosa il premier "non è corretto, siamo in una nuova era". E soprattutto, viene da dire, a Londra preme moltissimo chiudere un accordo commerciale complessivo con Washington, che dopo 5 anni di Brexit ancora non esiste. Intanto il primo a volare negli Stati Uniti è il leader israeliano Benjamin Netanyahu. Per Israele, colpito da un 17% di dazi, l'America è il primo partner commerciale. Ma per chi guarda a Occidente c'è già chi rivolge lo sguardo a Oriente. Il premier spagnolo Pedro Sanchez volerà nei prossimi giorni in Vietnam e quindi in Cina, nel tentativo di diversificare i mercati per le imprese spagnole. A proposito di Cina, il vero obiettivo da colpire per Trump, Pechino avverte che gli Stati Uniti dovrebbero fermare subito l'uso di dazi come arma e si prepara a rispondere. Chi tace è la Russia e d'altronde, come ha osservato più di un commentatore negli Stati Uniti, il presidente americano ha colpito isole abitate solo da pinguini, ma ha risparmiato Putin. .