I particolari macabri fanno da sfondo a una storia che ancora manca di un finale preciso. La polizia danese ha, infatti, reso noto che i sommozzatori hanno ritrovato la testa decapitata e le gambe di Kim Wall, la giornalista svedese scomparsa in circostanze misteriose dopo che si era avventurata in mare con Peter Madsen, un inventore danese, che si è costruito da solo un sottomarino. Le parti del cadavere sono state ritrovate in una busta di plastica a dodici metri di profondità al largo della costa di Copenaghen, vicino al luogo dove ad agosto era affiorato il busto mutilato della donna. I sommozzatori hanno anche ritrovato la sua gonna e le scarpe, insieme a un coltello, all’interno di buste di plastica appesantite da pezzi di metallo perché affondassero. Sul cranio non ci sono fratture e mancano ancora le braccia. L’autopsia ha comunque già confermato che si tratta proprio di parti del corpo della reporter. Il mistero su come la giornalista sia stata uccisa, dunque, resta tale. L’assenza di fratture o di tracce di colpi di pesanti oggetti o corpi contundenti sul cranio smentisce, però, la tesi di Madsen sull’incidente col pezzo di metallo che le sarebbe caduto in testa. Nei giorni scorsi, nel corso di perquisizioni nella residenza e negli uffici di Madsen, gli agenti hanno trovato, nei suoi computer e negli archivi elettronici, diversi dischetti con atroci sequenze di torture, mutilazioni e uccisioni di donne, un elemento che nelle indagini, certo, non avvalora le sue dichiarazioni di innocenza.