Consiglio Ue, leader europei contro Orban sui diritti LGBTQ+

24 giu 2021
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Era il tema che non c'era ma la scelta dell'Ungheria di andare avanti con una legge che mette a rischio diritti e libertà della comunità lgbt, questa volta non poteva passare. Poche ore prima dell'avvio dei lavori 16 capi di stato e di governo scrivono una lettera ai vertici delle istituzioni comunitarie per ribadire che l'odio, l'intolleranza e la discriminazione non avranno posto nell'Unione. L'orientamento sessuale non può essere un vincolo, le generazioni future devono crescere in un'Europa di uguaglianza e rispetto. La firmano Macron, la Merkel, Sanchez e la firma anche Draghi, se qualche giorno fa l'Italia aveva tardato a prendere posizione oggi è in prima fila. Con la scusa di combattere la pedofilia Orban sia appresta a censurare contenuti audio video e ad imporre limitazioni non da stato democratico, tantomeno europeo. La Commissione ne chiede conto al ministro della giustizia ungherese, dando tempo fino al 30 giugno per rispondere. Orban giura che non si fermerà, se così taglia corto l'olandese Rutte deve accomodarsi fuori, il segno di un braccio di ferro ancora lungo. E sul tavolo approda anche la discussione sui migranti chiesta ed ottenuta dall'Italia che deve però rivedere le proprie aspettative, tutti condividono a parole il bisogno di una maggiore cooperazione ma di azioni concrete non se ne riparlerà fino all'autunno. I leader dedicano appena dieci minuti di tempo alla discussione imposta da Roma. Gli aggettivi si sprecano soprattutto quando si sottolinea il bisogno di azioni immediate da presentare però a novembre. La conferma che neppure l'influenza di Draghi riesce a smuovere le storiche resistenze degli altri paesi. Sui vaccini arriva l'ennesimo appello a fare di più e meglio mentre torna a dividere la Russia. Francia e Germania spingono per la ripresa immediata del dialogo ma non tutti sono convinti che sia arrivato quel momento.

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