Dopo diciotto mesi di una corsa difficilissima, in cui all’inizio in pochi credevano, Donald Trump ha tagliato il traguardo entrando ufficialmente alla Casa Bianca. Da oggi gli Stati Uniti hanno un nuovo Presidente, il quarantacinquesimo. Ha giurato, come da tradizione, al Campidoglio, con la moglie Melania e tutta la famiglia accanto. “Non sarò un Presidente della politica, ma del popolo”, ha spiegato Trump nel suo discorso inaugurale, che non ha segnato alcuna discontinuità rispetto ai toni, anche più duri, usati in campagna elettorale. “Ciò che conta realmente non è quale partito controlla il Governo, ma se il nostro Governo è controllato dal popolo. Il 20 gennaio 2017 sarà ricordato come il giorno che il popolo divenne veramente il Presidente di questo Paese”. “L’America al primo posto”, ha continuato Trump, promettendo che riporterà il lavoro agli americani, le imprese americane a produrre sul territorio nazionale, difenderà i confini, distruggerà lo Stato islamico. Tutti messaggi che toccano nel profondo quella classe media che lui è riuscito a mobilitare e che lo ha portato fino alla Casa Bianca e che adesso Trump mette al centro di quello che non è un tradizionale partito politico ma – come lui stesso ha spiegato – un movimento nuovo e rivoluzionario. “Tutti quelli che stanno aspettando. Sono venuti in milioni per diventare un movimento storico che darà luce al mondo, una luce che non ha mai visto prima”. Il popolo, dunque: questa è la parola chiave del suo insediamento. “Il popolo che – dice Trump – ora, grazie a me, tornerà ad avere il potere”. Il popolo che si è radunato a Washington per omaggiarlo. Ma il popolo è anche quello che da lui non si sente rappresentato e che ha protestato per le strade della Capitale, in alcuni casi anche con violenza, sfasciando macchine e vetrine e scontrandosi con le forze dell’ordine. Quasi un centinaio gli arresti a fine giornata. E anche sul percorso della parata che ha portato l’ormai Presidente Trump dal Campidoglio alla Casa Bianca non sono mancate le contestazioni. Il mandato si apre per lui, dunque, anche all’insegna di crepe e divisioni nel Paese, che non si annunciano facili da sanare. Ma se c’è una cosa che Donald Trump ha sicuramente già dimostrato è che non lo spaventano le sfide.