Sono le 14:10 di martedì a Guayaquil, la seconda città dell'Ecuador, sede del canale TC Television. Un commando di 13 uomini armati, che si autodefinisce narcoterroristi, irrompe negli studi televisivi durante il notiziario in diretta. È il momento in cui il caos in cui è precipitato il Paese da settimane, entra nelle case di tutti attraverso gli schermi. Solo l'arrivo delle teste di cuoio ha risolto la situazione con il rilascio degli ostaggi e l'arresto degli assalitori. Fuori è il panico, diffuso in tutto il Paese. Gente barricata in casa mentre per strada si spara. Le attività commerciali vengono saccheggiate, anche gli ospedali sono sotto attacco e le carceri diventano terra di nessuno. Ci sono vittime e feriti e il neo Presidente Noboa firma un decreto in cui i narcotrafficanti diventano obiettivi militari. Una battaglia di tutti contro i terroristi, che insanguina l'Ecuador a pochi mesi dalle elezioni di Noboa. La situazione è precipitata domenica scorsa con l'evasione di quello che è considerato il più pericoloso narcotrafficante del Paese, Adolfo Macias, detto Fito, leader della banda criminale Los Choneros. Subito era scattato lo stato d'emergenza e 60 giorni di coprifuoco ma non sono bastati.