Elezioni Francia, Chi è Jean Luc Melenchon

08 lug 2024
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Di Jean Luc Melenchon si può pensare quel che si vuole, ma non gli si può negare il fiuto politico. Perché alla fine se c'è un vincitore delle ultime elezioni in Francia è proprio lui, indicato come l’estremista, il massimalista, sognatore, il cacciatore di utopie egalitarie irrealizzabili. E però, se si va a fondo della sua visione, ci si accorge che in realtà l’ex deputato socialista, ex comunista, ex massone è più sfumato di quel che sembra a un primo sguardo. Antieuropeista, ma non assoluto, perché contesta la politica dell’attuale Unione Europea, troppo liberista. Ecologista, ma pragmatico; ammiratore della sinistra sudamericana che va da Chavez a Morales, fino a Mujica, però al tempo stesso sostenitore delle socialdemocrazie scandinave. Ex professore di filosofia, il suo curriculum lo colloca nella politica fin dagli anni ’80. Ex senatore socialista, si distacca nel 2007 dal partito in contrapposizione a Segolene Royale e fonda France Insoumise, la “Francia Indomita”. Insomma, critica da sinistra una formazione politica sempre più elitaria e si rivolge all'anima più movimentista. È il “terzo incomodo” delle presidenziali del 2012, 2017 e 2022. In politica estera è decisamente controverso. Sostiene Hamas, che non ha mai definito "terrorista", in contrapposizione a Israele, che critica aspramente e si è schierato contro le sanzioni alla Russia, almeno fino all’invasione dell’Ucraina. È contrario alla NATO. È uno strenuo difensore della laicità dello stato, ma si dice cattolico e non è contrario all’uso moderato di simboli religiosi. Insomma, Melenchon sembra avere uno sguardo attento agli umori della piazza ma, avendo una lunga esperienza politica, sa mediarla con la realpolitik. Per questo, forse, si è scelto una posizione defilata all’interno della coalizione di sinistra del Fronte Popolare. Per questo ha evitato confronto con il delfino di Le Pen, Bardella, che lo aveva sfidato, e ha agito dietro le quinte, salvo poi emergere dopo la vittoria per chiedere che la guida del paese sia affidata alla sua coalizione. Il suo è un cammino costellato di sconfitte e passi indietro. Ma, al netto dei necessari compromessi della politica, piuttosto coerente. Ora però deve affrontare la prova dei fatti.

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