La confusione regna sovrana, se mai ce ne fosse stato bisogno, il voto alle politiche in Romania non fa che certificare una situazione in cui non c'è alcuna chiarezza. È l'ultima consultazione in ordine di tempo con il partito socialdemocratico, attualmente al governo, in testa e l'unione per la salvezza della Romania, di estrema destra e pro russa, in seconda posizione fotografa una polarizzazione esplosiva. Ma andiamo con ordine, se è possibile, e per questo bisogna partire dalle elezioni presidenziali di una settimana fa in cui al primo round contro ogni previsione si impone Calin Georgescu, un politico tutto sommato sconosciuto almeno a livello internazionale, con il maggior numero di preferenze. Si presenta come indipendente, anche se proviene dall'USR una formazione che si è distinta per le sue posizioni anti NATO. Georgescu è un rebus, ma quel poco che si sa di lui lo colloca ideologicamente all'estrema destra. Novacs, no euro, contro gli aiuti all'Ucraina, attrae le simpatie di Elon Musk, mentre in Russia dicono di guardare con interesse a queste consultazioni ma di non interferire. Rassicurazioni che non bastano però alla Corte costituzionale che invece si riunisce per stabilire se al primo turno alle presidenziali sia stato regolare e quindi si attende la decisione della Corte, se procedere ad un secondo turno che si dovrebbe tenere l'8 dicembre prossimo oppure se ricominciare da capo. E così mentre alle politiche viene fotografato un paese con una forte opposizione anti sistema, sempre per semplificare, ma tutto sommato a favore dell'attuale maggioranza; le presidenziali sembrano descrivere esattamente l'opposto quel che è certo che l'exploit di Georgescu ha sorpreso molto, forse troppo. La piazza nel frattempo rumoreggia, si sono svolte manifestazioni a favore dell'Europa in un clima di crescente tensione. La Romania, lo ricordiamo, è un sistema semipresidenziale e non è escluso che si possa arrivare addirittura a una sorta di coabitazione e se così fosse a caos si aggiungerebbe caos.