Elezioni UK: trionfa Johnson, maggioranza con 364 seggi

13 dic 2019
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Sono appena passate le 5.00 del mattino, quando dalle circoscrizioni arriva l'ufficialità: i Conservatori hanno vinto le elezioni. Hanno la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei Comuni. Ma il dato letto da solo non spiega il trionfo di Boris Johnson a questa tornata elettorale. Affluenza al 67,23%, poco sotto quella del 2017. Se fino a 48 ore fa i sondaggi non scartavano ancora l'ipotesi di un Parlamento appeso, alle 22.00 di ieri sera gli exit poll hanno annunciato la marcia trionfale dei Tory. E per la prima volta in anni i sondaggi hanno fatto centro. Dopo 12 ore di spoglio, infatti, è arrivato il dato ufficiale: 365 seggi, 48 in più del 2017 ai Tory, che potranno così governare in piena autonomia, contro i 203 dei Laburisti, che ne perdono 60 di posti ai Comuni. 48 i seggi del Partito nazionale scozzese, 13 in più rispetto a due anni fa, 11 ai Liberali democratici, il Partito europeista e un seggio ai Verdi. Gli altri 22 posti alla Camera dei Comuni sono divisi tra Sinn Féin (sette seggi) e partiti minori. I Conservatori festeggiano, e ne hanno ben ragione. Era dal 1987 che non ottenevano un tale successo alle urne. All'epoca alla testa del partito c'era Margaret Thatcher. Altri tempi, altri politici, altri stili, rispetto a quello di Boris Johnson. La Gran Bretagna ha voltato le spalle al Labour. Il red wall, la regione tra Galles e Inghilterra, storica roccaforte della Sinistra progressista, è stato abbattuto e la classe operaia ha votato per il partito della Brexit. E così pure ampie zone nelle quali il Labour fondava le proprie radici. Vista dall'alto, la Gran Bretagna oggi è una grande isola blu con alcune circoscritte zone rosse. Per Jeremy Corbyn, segretario laburista, è la fine di una carriera. Il suo partito ha segnato il peggior risultato dal 1935 e il capo ha annunciato un passo indietro. Così come ha già lasciato Jo Swinson, leader dei LibDem, che non è stata nemmeno rieletta, mentre a nord, in Scozia, l'SNP ha fatto il pieno di consensi e ora guarda a un secondo referendum indipendentista. Insomma, la Gran Bretagna nel 2019 non è più quella di pochi anni fa. Il referendum del giugno 2016 ha innescato un processo che in tre anni ha profondamente cambiato la nazione, che si è risvegliata conservatrice. Tra pochi giorni, la prossima settimana, qui a Westminster, arriveranno molti volti nuovi, il cui principale mandato è chiudere la partita con l'Unione europea. Dopodiché si comincerà a fare sul serio.

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