Un candidato in equilibrio precario, un altro impegnato in uno slalom insidioso tra i tribunali. Le elezioni americane che dovevano essere una noiosa minestra riscaldata si animano improvvisamente. La Corte suprema è intervenuta, come la cavalleria, in soccorso di Donald Trump dopo aver stabilito una controversa immunità per ogni atto ufficiale che sembrerebbe mettere al riparo l'ex presidente da un temuto processo federale per l'assalto al Campidoglio, anche a New York torna in discussione la sentenza per i pagamenti in nero a una pornostar. Alla luce del pronunciamento della Corte infatti il giudice di Manhattan ha rimandato al 18 settembre, dal previsto 11 luglio, la decisione sull'entità della condanna decisa il mese scorso contro la quale il candidato repubblicano presenterà comunque appello. Se Trump tira un sospiro di sollievo il momento è invece nerissimo per Biden, l'attuale presidente è finito nella bufera all'interno dello stesso Partito Democratico per il disastroso duello televisivo di pochi giorni fa durante il quale è apparso confuso mostrando tutti i segni dei suoi 80 anni. Non ha Alzheimer né demenza senile, ha fatto sapere la Casa Bianca che per mettere a tacere le prime richieste di ritiro della candidatura ha programmato un incontro con i governatori democratici più scettici, un'intervista sulla TV nazionale e una conferenza stampa in occasione del prossimo vertice della Nato. Nel cerchio ristrettissimo dello studio ovale l'ordine è proteggere il presidente e per marcare la differenza con l'avversario la sua campagna per la rielezione ha schierato anche la first lady, comparsa sulla rivista Vogue con un messaggio che non lascia dubbi: "Restiamo in corsa.".