È proprio mentre il velo e l'obbligo di indossarlo infiammano l'Iran divenendo simbolo di un sistema che si vuole contestare, in Turchia accade l'esatto opposto. Nella repubblica turca, stato ufficialmente laico, il velo è da sempre vietato, ma è sempre stato un simbolo distintivo delle due anime del paese, quella laica e quella religiosa. Il divieto di indossarlo ha escluso in passato le donne velate e le famiglie religiose dalla partecipazione alla vita pubblica e dell'amministrazione statale. Via via negli anni il divieto di indossare il velo, che aveva portato a scontri e tensioni è stato abolito. Dal 2008 è permesso nelle università, dal 2013 nelle istituzioni statali, dal 2015 nella magistratura, dal 2017 nella polizia e nell'esercito. Adesso il Presidente turco Erdogan ha rivendicato di aver risolto il problema dell'utilizzo del velo in polemica con il segretario del principale partito di opposizione i repubblicani del CHP che aveva annunciato una nuova proposta di legge per proteggere il diritto all'uso del velo in pubblico. Troviamo una soluzione non a livello di leggi ma di costituzione, ha detto Erdogan, per assicurare il diritto delle donne a portare il velo islamico in pubblico. Quanto all'Iran la questione non è tanto il velo, ma ciò che rappresenta: l'architettura istituzionale e normativa dello Stato islamico. Gli scontri finora hanno provocato oltre 150 morti, ma le proteste non si fermano. La violenta repressione ha scatenato un'ondata di solidarietà in tutto il mondo. Le attrici francesi hanno postato questo video in cui si tagliano i capelli con il sottofondo di Bella Ciao in farsi. Nel clima di tensione si inserisce anche la vicenda di Alessia Piperno, l'italiana arrestata il 28 settembre e detenuta nel carcere per detenuti politici di Evin a Teheran. La Farnesina è al lavoro, ma non fa trapelare notizie, si sa solo che il Ministro degli Esteri Di Maio ha sentito al telefono il suo omologo iraniano.