Erdogan: pronti ad ampliare nostro intervento contro Isis

22 ott 2016
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Una partita strategica con troppi giocatori in campo. La lotta contro l’ISIS sembra sempre più trasformarsi in un contenitore, dove in molti inseriscono nuove alleanze, vecchi nemici e convenienze future. In questo scenario, le dichiarazioni del presidente turco Recep Tayyip Erdogan assumono un significato emblematico. “La Turchia allargherà le proprie operazioni nel nord della Siria, entrando con proprie truppe in città come al-Bab e Raqqa”, dice Erdogan. Il capo della diplomazia di Ankara non esclude che forze speciali turche possano intervenire a sostegno dell’esercito iracheno nella battaglia di Mosul. Parole che né da parte siriana né da parte irachena vengono apprezzate, ma considerate come invasive della sovranità nazionale. Erdogan intende, così, colpire, oltre agli estremisti islamici, anche i combattenti curdi in entrambi i Paesi, che considera nemici alla stregua dell’ISIS. Mente alla fine del cessate il fuoco sulla città di Aleppo sono subito ripresi pesanti combattimenti e raid aerei, senza che si siano lasciati passare convogli umanitari, nell’irachena Mosul la notizia dell’uccisione di 284 persone freddate dai miliziani dell’ISIS per rappresaglia contro l’avanzata dei Peshmerga curdi e dell’esercito iracheno rappresenta l’ennesima dimostrazione della ferocia degli jihadisti dello Stato islamico. 284 uomini, ragazzi e bambini, trattenuti come scudi umani e finiti a colpi di arma da fuoco prima di essere sepolti in una fossa comune con le ruspe. Intanto, sono state registrate anche le prime vittime da avvelenamento dovuto alle esalazioni tossiche sprigionate dall’impianto chimico fatto saltare dagli jihadisti dello Stato islamico a sud di Mosul. L’ISIS, nella sua ritirata, abbandona, dunque, alle sue spalle la consueta scia di distruzione e morte. L’esercito iracheno ha lanciato, intanto, una nuova offensiva, mentre scontri tra forze curde e miliziani jihadisti sono in corsa a Kirkuk, teatro di un violento attacco dello Stato islamico a quello che è il cuore petrolifero dell’Iraq, costato decine di vittime. La bandiera irachena sventola ora sulla chiesa di Bertella, uno dei principali villaggi cristiani a una decina di chilometri a sud di Mosul, ma intorno risuonano incessanti i colpi dei violenti scontri ancora in corso.

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