Il rischio in questo momento è gravissimo. Il problema è la gestione di questa risposta da parte dell'Iran. Ci sono diverse opzioni sul tavolo possibili per l'Iran. La necessità in questo momento è quella, da una parte di mostrare, diciamo, le impronte digitali, cioè far sapere che è l'Iran a gestire questa ritorsione, dall'altra però c'è il problema per Teheran di poter operare un livello di forza tale da non innescare un meccanismo di crisi capace poi di ritorcersi sulla sicurezza stessa della Repubblica islamica. È una condizione molto difficile, che quindi deve essere gestita attraverso una calibrata scelta degli obiettivi. Io credo che in questo momento la più concreta delle ipotesi sia quella cosiddetta della zona grigia, cioè di colpire Israele in una parte del suo territorio, probabilmente il Golan, che possa rappresentare nella concezione, o quantomeno nella lettura regionale, più un'operazione a sostegno di un territorio rivendicato dalla Siria e quindi non riconosciuto come parte realmente del territorio israeliano, cioè cercare di colpire, ma limitare fortemente le conseguenze sul piano della inevitabile risposta militare israeliana.