eSport riconosciuti come “disciplina agonistica” dal Comitato Olimpico Internazionale. Saranno anche accolti ufficialmente tra gli sport olimpici? Il passo è stato grande, accogliere i “video gamers” degli eSport nel grande circo degli atleti professionisti ha richiesto non poche riflessioni e analisi di un fenomeno in grande crescita negli ultimi anni. Un’impennata che anche il Comitato non ha potuto ignorare, un po’ per l’intensità degli allenamenti a cui i giocatori si sottopongono, con allenamenti fino a 10/15 ore al giorno e “sedute” che sfiorano anche le 12 ore, ma anche per l’incredibile giro d’affari coinvolto e per l’enorme consenso riscosso. Dati in continua ascesa, per eventi in stadi ed arene di mezzo mondo con un pubblico disposto a pagare anche centinaia di dollari per una finale di torneo. Ad esempio, all’evento principe di questi scatenati tornei di “smanettoni” di joypad e joystick, The International di Seattle, si contano 20 mila fan, con un montepremi totale per giocatori singoli e in squadra di 24 milioni di dollari. Gli eSport diventeranno sport OLIMPICI? Forse, a patto che si dotino di strutture per i controlli ANTIDOPING e di controllo delle SCOMMESSE sulle imprese dei grandi campioni, ragazzi con età medie comprese tra i 15 e i 25 anni ma già sulla cresta del business, come il trascinatore di folle Peter "ppd" Dager, giovane gamer eSport da 2,6 milioni di dollari a 25 anni. In un settore che secondo le stime potrebbe raggiungere un giro di 1,5 miliardi di dollari nel 2020, la competizione e la pressione si fanno sentire sui partecipanti, molti dei quali ammettono un uso eccessivo di energy drink e, addirittura, di farmaci eccitanti. In attesa del salto nei CINQUE CERCHI, godiamoci le performance dei giocatori, anzi, degli ATLETI, di eSport.