La carica degli oltre 200. Oltre 200 candidati deputati che hanno accettato di ritirarsi per il secondo turno delle elezioni legislative francesi dietro richiesta dei loro partiti. E così le sfide a tre domenica saranno meno di 100, un terzo di quelle previste dopo il primo turno, riducendo così la possibilità, secondo le intenzioni dei partiti, che il Rassemblement National ottenga la maggioranza assoluta. Il dialogo tra macronisti e Nuovo Fronte Popolare per ottenere questo risultato andava avanti da lunedì mattina ma stupisce comunque che i due gruppi siano riusciti a mettersi d'accordo così velocemente dopo le reciproche accuse delle scorse settimane. Proprio Ensemble, che riunisce il partito di Macron e i suoi alleati, ha fatto sapere nella serata di martedì di aver rinunciato a 146 candidature tra il primo e il secondo turno per lasciare spazio ad altri candidati favoriti della sinistra o della destra moderata e frenare così la vittoria dell'estrema destra. Nello stesso comunicato il gruppo di Macron ringrazia per la collaborazione il Nuovo Fronte Popolare, "di cui non condividiamo le idee ma con cui abbiamo deciso di far fronte comune contro l'estrema destra", si legge nella nota. Ma quanti elettori di Macron accetteranno di votare per un candidato del Nuovo Fronte Popolare e viceversa? Questo è difficile a dirsi. Sempre di più, dicono gli analisti politici, gli elettori francesi hanno tendenza a votare in maniera indipendente, non seguendo le consegne di voto che invece storicamente vengono date in vista dei ballottaggi. Anche a destra alcuni candidati dei repubblicani hanno deciso di fare un passo indietro per favorirne un altro, in questo caso del Rassemblement National, che punta ancora ad ottenere la maggioranza assoluta. Ma nel caso di una maggioranza relativa abbastanza vicina alla soglia dei 289 seggi, tende la mano a deputati della destra e persino della sinistra moderata per collaborare e costruire insieme un Governo. L'alternativa che resta sullo sfondo è quella di un Governo tecnico a capo di una maggioranza pluralista, come chiesto dal Primo Ministro Gabriel Attal.