L'Europa ha bisogno di certezze, ciò che sta accadendo in questi anni ne dà poche. L'UE ha capito di dover agire subito per diventare una potenza politica unita. La guerra in Ucraina, la crisi energetica, la pandemia, il rischio di crisi alimentare ed economica vanno affrontati da paesi UE che hanno come obiettivo l'integrazione delle loro economie, dei loro eserciti, delle loro politiche estere. E per questo a Bruxelles nessuno ha fatto però di parteggiare per la rielezione del presidente francese Macron e di tifare contro la rielezione del populista sloveno Jansa. Il rappresentante italiano all'EU, Benassi, spiega così i motivi della soddisfazione dei governi filoeuropei. "Il voto di ieri ci consegna due paesi che intendono proseguire nel percorso di integrazione europea. Per chi all'Europa crede e siamo molti, io sicuramente, è stata una giornata che ci dà indicazioni molto positive, molto di speranza in un momento non facile per l'Europa e per far fronte a tutte queste sfide c'è bisogno, essenziale, di personalità ed i paesi che credono a questo processo". "Il processo riguarda in particolare la creazione di una difesa comune ai governi d'Europa, una transizione verde che aiuti a rendersi il più velocemente possibile indipendenti dalle risorse energetiche russe, ed una visione strategica comune della politica estera". Attualmente i governi guidati da partiti fermamente filoeuropei sono la stragrande maggioranza. E tra coloro, come la Polonia e l'Ungheria e la Repubblica Ceca che hanno primi ministri sovranisti e più freddi sull'integrazione europea, si è creata una frattura tra chi si oppone a Mosca duramente, come Varsavia, e chi è molto più morbido, come l'ungherese Orban. Le elezioni in Francia e Slovenia, il dibattito in Europa sembrano disegnare sempre più un futuro politico in cui ci dividerà tra filoeuropei e sovranisti, con schieramenti che a volte tagliano trasversalmente i tradizionali campi di destra e di sinistra.