La situazione umanitaria a Gaza dopo una settimana di guerra è catastrofica, come dichiarato da Nazioni Unite e addirittura dalla Santa Sede. Oltre 2mila i morti e 400mila i rifugiati interni, dopo l'ultimatum israeliano di evacuare il nord e il centro della striscia di Gaza. Gli ospedali denunciano l'impossibilità di trasferire i pazienti e dicono: "Resteremo." Sono loro infatti gli ultimi edifici rimasti con l'elettricità e acqua, e accolgono non solo i malati ma anche civili che cercano rifugio o una qualche ora per ricaricare il proprio telefono e seguire le notizie di quello che verrà deciso sulla sorte di questo conflitto. A soli 2 km dal dramma nel kibbutz di Kfar Aza, uno dei più martoriati dall'attacco di Hamas di sabato scorso che ha lasciato un 1300 morti tra civili e militari israeliani, i riservisti accorsi da tutto il Paese adesso presidiano ciò che resta delle case distrutte, a una settimana esatta dall'inizio della violenza i corpi dei miliziani di Hamas si trovano ancora nelle strade di Kfar Aza. "Dobbiamo aspettare che arrivi una squadra speciale per controllare eventuali esplosivi sul corpo" dicono e aggiungono "Abbiamo finito la leva obbligatoria un anno fa, eravamo pronti per iniziare la nostra vita, una vita che da sabato scorso non esiste più.".