“Mi ricandido a guidare la Germania, salute permettendo”. La ragazza – così la definiva il cancelliere della riunificazione Helmut Kohl – è decisamente cresciuta. Angela Merkel potrebbe passare alla storia più di Adenauer, come il suo mentore Helmut Kohl (16 anni da cancelliere, 25 a capo dei cristiani democratici tedeschi), se nelle prossime elezioni politiche del 2017 dovesse tornare a vincere. A dieci mesi dall’apertura di quelle urne, l’annuncio ufficiale della candidatura sia alla guida della CDU sia al quarto mandato da cancelliera. Nell’annuncio le motivazioni. La sintesi estrema dei turbamenti e criticità dei nostri tempi. I punti di forza dell’identità tedesca, le spinte centrifughe divisive contro cui combattono i vecchi soci del club Europa e la grande incognita Trump sull’assetto geopolitico mondiale. Il bisogno assoluto di stabilità, continuità, sviluppo e crescita guardando alle radici della Nazione tedesca e dell’Europa. Nella visione politica della Mutti, così per anni è stata soprannominata la Merkel, la mammina della Nazione tedesca, la consapevolezza di non poter agire più da soli, di non volerlo fare in Germania come a Bruxelles. Una sorta di rassicurazione a quanti negli ultimi anni hanno riconosciuto alla Germania il primato di essere il motore dell’Europa, ma anche il limite di voler dettare legge sugli altri. Dopo le parole chiave “ce la facciamo”, il climax per le elezioni 2017 è “non da soli”. La Merkel ragiona consapevole che un cancelliere, di questi tempi, deve tenere insieme le nuove forze politiche che si stanno affermando nel Paese. Secondo gli analisti, nel prossimo Parlamento potrebbero arrivare sino a sei partiti e per la CDU sarà sempre più difficile mantenere la leadership.